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Dall'invisibile all'udibile: intervista a Marino Peiretti

Oggi c'è con me Marino 'Målima' Peiretti, eclettico musicista che ha gentilmente rilasciato questa intervista parlandoci ampiamente di sè e dei suoi progetti. Iniziamo subito!


ROCCO: Ciao Marino! La prima domanda è sempre quella di rito: dove vivi, background musicale, quando hai iniziato a suonare… MARINO: Dunque, vivo ad Amsterdam da più di due anni e mezzo, ho iniziato a suonare tardi, verso i 17/18 anni. Prima giocavo a Basket. A 20 mi resi conto che mancava qualcosa, cosi iniziai a studiare privatamente. Per cinque anni, chitarra jazz, proseguendo poi da autodidatta.


R: Quando e perché hai deciso di approfondire e adottare personalmente un linguaggio sperimentale? M: Fin da subito direi, ero un figlio dei fiori, un hippy. Quindi...tutto libero, ma è comunque nella mia natura, sperimentare.


R: Ti ritieni principalmente un chitarrista o più che altro l’elettronica è un campo in cui ti muovi anche come chitarrista? M: La seconda. Come dice saggiamente Robert Fripp, 'sono un uomo che suona una chitarra, non un chitarrista'. L'elettronica offre molte possibilità aggiuntive allo strumento, lo rende più espressivo. Anche se già di suo, la tavolozza è molto ampia. A miei allievi dico sempre: gli effetti vanno 'suonati', non sono un fondotinta.


R: In che relazione sono, nella tua produzione, registrazione e live performance? Trovi grandi differenze in questi processi? E per quanto riguarda il rapporto composizione/improvvisazione? M: Penso che l'improvvisazione sia la base di tutto. Alla base anche della composizione, mi spiego: ovvio che conoscendo le regole, si può comporre a tavolino. Ma, ciò che fa letteralmente vibrare un brano, è l'emozione che suscita, quella magia improvvisa che ti coglie quando metti il dito proprio lì, e dici...wow, questa si che suona. L'improvvisazione ti connette alla tua vera natura, ti porta a vivere il momento, senza sapere cosa accadrà dopo, e adoro quella sensazione. Anche la composizione istantanea mi piace molto. Hai del materiale, quindi più o meno sai il come, ma non sai il quando.


R: Abbiamo detto che attualmente vivi ad Amsterdam. A tuo modo di vedere, che impatto può avere la musica sperimentale proveniente dalla realtà italiana in un contesto come quello olandese? Raccontaci come secondo te gli olandesi vivono il rapporto con certa musica da noi considerata solitamente di nicchia. M: Sono molto più aperti rispetto a noi, ma anche più ignoranti. In generale, ovvio. Come musicisti. Forse dipende da una formazione scolastica abbastanza 'quadrata'. Il pubblico invece è apertissimo e molto interessato.


R: Siamo spesso condizionati dal pregiudizio che uno strumentista ascolti prettamente musica concernente il proprio strumento. Come invece la musica in generale pensi abbia contribuito alla tua formazione artistica? Esistono per te dei compositori (chitarristi o meno) che ritieni dei modelli? M: Questa è una domanda veramente difficile. Iniziai a studiare, proprio nel periodo dei grandi smanettoni, i body builders dello strumento, li definisco. Velocità di esecuzione, tecnica, virtuosismo. Sembravano delle mosche impazzite. Naturalmente a discapito della Musica con la emme maiuscola. Tra l'altro, io sono nato bradipo, e mi sono innamorato di Taoismo e Zen, quindi ho incontrato non poche difficoltà. Fino a quando, nel mio orizzonte sonico è apparso Bill Frisell. Boom! Cambia tutto! Finalmente uno che suona la chitarra come una chitarra, non come un sax o una tromba. Uno che ascolta e suona una linea melodica, non una serie di sproloqui, che dopo tre minuti non ne puoi più. Il Davis della chitarra, anche se solo concettualmente. Potendo fare un paragone azzardato se vuoi, lo assocerei a David Gilmour, o Jeff Beck, nel Rock, i miei favoriti. Trovo ancora oggi, sia un compositore geniale e molto elegante, anche se lo prediligo in assoluto nel trio di Paul Motian, e qui arriviamo al punto: batterista stupendo e compositore fantastico! Ecco lui. Per me è il Number One. Ma non ho un vero punto di riferimento. Suonando poi diversi generi, tra i quali Trip-hop e Drum & bass (sono stato il primo in Europa ad inserire la chitarra in tale contesto, anche live) ho avuto la fortuna di prendere un pò di qua e un pò di là. Spettro a largo raggio.


R: In quanto io stesso chitarrista e musicista sperimentale condivido con te e tanti altri la passione per pedali e devices: se dovessi scegliere un massimo di 3 effetti a cui non potresti attualmente rinunciare, cosa risponderesti e perché?

M: 1) pedale del volume, 2) delay, 3) riverbero. Senza questi, non sarei me. Perché? Credo che il motivo sia perché mi permettono una dimensione aerea e onirica, alla quale no potrei mai rinunciare. Danno quel tocco in più, senza snaturare il suono, come fa un chorus o un flanger. E' sempre una chitarra, ma vola.


R: Ci parli dei Binaural Beats che hai recentemente proposto nel clima difficile che stiamo vivendo? A cosa servono e perché? M: Ciumbia (tipica espressione dialettale lombarda), qui potrei parlare per un giorno intero! I battimenti Binaurali, che ho studiato a fondo e che applico con qualche 'segreto del cuoco' sfruttano un 'bug', cioè un'anomalia del nostro cervello. Ci permettono di percepire frequenze a noi non udibili. Questo processo ha, di per sè, la peculiarità di attivare funzioni cerebrali che hanno ripercussioni benefiche sia a livello psicologico che fisico. Rafforzamento del Sistema Immunitario, produzioni di endorfine, serotonina, etc. Ma anche sull'ambiente circostante. Il nostro cervello quando 'sente' 4 HZ, per esempio, si tuffa nelle Onde Delta e si mette in risonanza. Esattamente come due diapason posti uno accanto all'altro: colpisci il primo e l'altro inizia a ri-suonare, se poi lo fermi con la mano, l'altro continua, Legge di Risonanza. Così si comporta quel muscolo strabiliante che abbiamo nel cranio, inizia a produrre le stesse onde che si ripercuotono sull'ambiente circostante. Chiamasi Effetto Maharishi. Credo giocheranno un ruolo importantissimo nella Musica e nella Composizione di un futuro che è già qui. Posso dirti, con certezza scientifica, e non solo, vedi Meditazione profonda, che posso sapere esattamente come comporre Musica che può farti stare bene e che anche può...farti sognare! Nel vero senso della parola, o aumentare le tue capacità di apprendimento, o di rilassarti a livelli impensati.


R: Se volessi suggerire un tuo album, videoclip, o registrazione live a chi non ti ha mai ascoltato cosa indicheresti per offrire una sintesi del tuo linguaggio? M: A questa domanda, anche volendo, non poteri rispondere. In quanto, in Musica e a mio modo, sono un poliglotta. Parlo innumerevoli linguaggi, ovviamente mantenendo quello che è il mio stile. Ho fondato una label, la Ema.Rec, che produce Musica di confine il cui unico vincolo è la qualità. Dall'elettronica all'improvvisazione più radicale, anche atonale o rumoristica. Trovo assai difficile definire il mio linguaggio, anche perché essendo appunto un onnivoro, mi stanco facilmente dello stesso piatto. Ho bisogno di variare.



R: Infine l’altra domanda di rito! Spiegaci i tuoi progetti per il futuro, a breve o lungo termine. Grazie! M: Di rito, ma piacevole, direi. Le idee diventeranno fatti. Il Compositore o il Musicista, coglie dall'invisibile o non ancora udito, e lo trasporta nel visibile, nell'udibile. Questo è un aspetto che mi ha sempre coinvolto totalmente. Quindi, sicuramente continuerò a sviluppare l'applicazione dei Battimenti Binaurali (ci tengo a precisare, poiché non si tratta di semplici suoni Binaurali), alla Musica convenzionale. Sempre e solo intonata a 432 HZ. Ci saranno grosse sorprese a breve, sia dal punto di vista sonico che scientifico. Collaborazioni varie, tra cui l'Università di Botanica di Amsterdam, un Radioestesista di Milano, e un Astrologo Evolutivo, mio caro amico. Ho intenzione di avviare diverse collaborazioni on-line, non ché, un programma didattico che riguarderà principalmente l'improvvisazione e la composizione istantanea. In più colgo l'occasione, qui e adesso, di proporti una collaborazione a distanza per la realizzazione di un intero cd. Si, proprio tu, come sai sono un tuo fan, e un lavoro a due chitarre, è da tempo che lo sogno. Un lavoro in solo con looper vari, che porterò anche in live, e anche con un percussionista che ho 'scoperto' di recente tra le mie amicizie su Facebook, e uno con uno Sciamano del Suono, campane Tibetane, gong, etc. Beh, direi che ho parecchio da fare. Spero in una tua risposta favorevole.


Accettando con onore il tuo invito, ti saluto e lascio ai lettori alcuni link per poter scoprire di più sulle tue attività!



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